La Fortezza
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.


Porgo il mio benvenuto a tutti in questo luogo ove la Parola regna sovrana e la Mente é libera di formulare ogni pensiero e teoria. La Fortezza é il luogo ove poter discutere di cultura liberamente, nei campi che più ci appartengono. Entrate,e vedrete voi
 
IndiceIndice  Ultime immaginiUltime immagini  CercaCerca  RegistratiRegistrati  AccediAccedi  

 

 Giacomo Leopardi e Il Sabato del villaggio

Andare in basso 
2 partecipanti
AutoreMessaggio
Demian
Admin



Femmina Numero di messaggi : 123
Età : 34
Data d'iscrizione : 17.07.08

Giacomo Leopardi e Il Sabato del villaggio Empty
MessaggioTitolo: Giacomo Leopardi e Il Sabato del villaggio   Giacomo Leopardi e Il Sabato del villaggio I_icon_minitimeSab Nov 29, 2008 5:13 pm

Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi [1] (Recanati, 29 giugno 1798 – Napoli, 14 giugno 1837) è stato un poeta, filosofo, scrittore e filologo italiano.

È ritenuto il maggior poeta dell'Ottocento italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale. La straordinaria qualità lirica della sua poesia e la profonda riflessione sulla condizione umana fanno di lui un protagonista centrale nel panorama letterario e culturale europeo e internazionale.


La conversione letteraria: dall'erudizione al bello

Tra il 1815 e il 1816 si avverte in Leopardi un forte cambiamento frutto di una profonda crisi spirituale che lo porterà ad abbandonare l'erudizione per dedicarsi alla poesia. Egli si rivolge pertanto ai classici, non più come ad arido materiale adatto a considerazioni filologiche ma come a modelli di poesia da studiare. Seguiranno le letture di autori moderni come l'Alfieri, il Parini, il Foscolo e il Monti che servirono a maturare la sua sensibilità romantica. In questo modo il Leopardi iniziò a liberarsi dall'educazione paterna accademica e sterile, a rendersi conto della ristrettezza della cultura recanatese e a porre le basi per liberarsi dai condizionamenti familiari.
Appartengono a questo periodo alcune poesie significative come le "Rimembranze", l'"Appressamento della morte" e l'"Inno a Nettuno".


La conversione filosofica: dal bello al vero

Dopo il primo passo verso il distacco dall'ambiente giovanile e con la maturazione di una nuova ideologia e sensibilità che lo portò a scoprire il bello in senso non arcaico ma neoclassico, si annuncia nel 1817 quel passaggio dalla poesia di immaginazione degli antichi alla poesia sentimentale che il poeta definì l'unica ricca di riflessioni e convincimenti filosofici.


La teoria del piacere

La "teoria del piacere" è una concezione filosofica postulata da Leopardi nel corso della sua vita. La maggiore parte della teorizzazione di tale concezione è contenuta nello "Zibaldone", in cui il poeta cerca di esporre in modo organico la sua visione delle passioni umane. Il lavoro di sviluppo del pensiero leopardiano in questi termini avviene dal 12 al 25 luglio del 1820.

La "teoria del piacere" sostiene che l'uomo nella sua vita tende sempre a ricercare un piacere infinito, come soddisfazione di un desiderio illimitato. Esso viene cercato soprattutto grazie alla facoltà immaginativa dell'uomo, che può concepire le cose che non sono reali. Poiché grazie alla facoltà immaginativa l'uomo può figurarsi piaceri inesistenti, e figurarseli come infiniti in numero, durata ed estensione, non bisogna stupirsi che la speranza sia il bene maggiore e che la felicità umana corrisponda all'immaginazione stessa. La natura fornisce tale facoltà all'uomo come strumento per giungere non alla verità, ma ad un'illusoria felicità. Anche l'occupazione (che può essere considerata la soddisfazione continua degli svariati bisogni che la natura ha fornito agli uomini) è una condizione che porta felicità nella vita dell'uomo. Ad essa si oppone il tedio, la noia, che è il male più grande che possa affliggere l'umanità (vedi la canzone Ad Angelo Mai ed altri testi). La felicità, dunque, è più facilmente trovata dai fanciulli che riescono sempre ad immaginare e perdersi dietro ogni "bagattella", ovvero riescono a distrarsi con ogni sciocchezza. Secondo Leopardi, l'umanità poteva essere più vicina alla felicità nel mondo antico, quando la conoscenza scarsa lasciava libero corso all'immaginazione; nel mondo moderno, invece, la conquista del vero ha portato l'immaginazione ad indebolirsi, fino a sparire del tutto negli adulti.


Verso una posizione romantica

Fra il 1816 e il 1818 la posizione di Leopardi verso il Romanticismo, che stava suscitando in quegli anni forti polemiche e aveva ispirato la pubblicazione del "Conciliatore", va maturando e se ne possono avvertire le tracce in numerosi passi dello Zibaldone e nei due saggi, la "Lettera ai Sigg. compilatori della "Biblioteca italiana"" scritta nel 1816 in risposta a quella di Madama la baronessa di Staël e il "Discorso di un italiano attorno alla poesia romantica", scritto in risposta alle "Osservazioni" di Di Breme sul Giaurro di Byron.
Aveva intanto scritto le due canzoni ispirate a motivi patriottici "All'Italia" e "Sopra il monumento di Dante" che stanno ad attestare il suo spirito liberale e la sua adesione a quel tipo di letteratura di impegno civile che aveva appreso dal Giordani.


La prima fase dell'ideologia leopardiana

Nel 1819 una malattia agli occhi, che lo privò persino del conforto dello studio, lo gettò in una profonda prostrazione che acuì la sua insofferenza per la vita recanatese. Tra il luglio e l'agosto progettò la fuga e cercò di procurarsi un passaporto per il Lombardo-Veneto, da un amico di famiglia, il conte Saverio Broglio d'Ajano, ma il padre lo venne a sapere e il progetto di fuga fallì.
Fu appunto nei mesi che seguirono che il Leopardi elaborò le prime basi della sua filosofia e riflettendo sulla vanità delle speranze e l'ineluttabilità del dolore, scoprì la nullità delle cose e del dolore stesso.
Iniziò intanto la composizione di quei canti che verranno in seguito pubblicati con il titolo di "Idilli" e scrisse "L'infinito", "La sera del dì di festa" e "Alla luna".



Il sabato del villaggio

“Il sabato del villaggio” è un idillo scritto da Giacomo Leopardi. Questo idillo si può dividere in due parti: nella prima parte (dall’inizio fino al verso trentasette) si descrive il sabato in un villaggio; sabato è metafora di giovinezza e questa è l’età delle illusioni; nella seconda parte (dal verso trentotto fino alla fine) avviene una descrizione interiore, la descrizione della domenica; domenica è metafora di età adulta, l’età delle disillusioni.
Nella prima parte sembra che il poeta abbia abbandonato il pessimismo, ma negli ultimi versi della seconda parte si nota che invece appare in tutta la sua interezza.



Indubbiamente Leopardi viene ricordato dalla maggioranza come il poeta del pessimismo, e non a torto. Questo idillio ce lo mostra ampiamente.
Nonostante ciò, questo poeta, può piacere o meno, esattamente come tanti altri...
Per quali motivi vi è o non vi è piaciuto? Smile
Proviamo a discuterne insieme Wink
Torna in alto Andare in basso
https://la-fortezza.forumattivo.com
airone




Femmina Numero di messaggi : 5
Località : Europa
Data d'iscrizione : 31.08.08

Giacomo Leopardi e Il Sabato del villaggio Empty
MessaggioTitolo: A Silvia.......   Giacomo Leopardi e Il Sabato del villaggio I_icon_minitimeLun Dic 01, 2008 10:41 am

Che nome delicato e intriso di essenze naturali atte a rimandare il nostro immaginario tra fronde e cinguettii di boschi e fiori!!!
Grande Leopardi che l'ha scelto per quest'opera intensa e qui come in tutta la sua fertile produzione ci inebria della sua grandezza.....
Torna in alto Andare in basso
 
Giacomo Leopardi e Il Sabato del villaggio
Torna in alto 
Pagina 1 di 1

Permessi in questa sezione del forum:Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
La Fortezza :: Le sale della Fortezza :: Letteratura-
Vai verso: